Oggi offro lo spazio su questo blog ad una maestra che stimo molto e che vuole esprimere il significato della scuola, al di la delle regole e di tanti discorsi, che non tengono conto della passione e del significato di “formare” la coscienza e la conoscenza dei nostri figli … gli adulti di domani. Concludo la mia introduzione offrendo un saluto a tutte le maestre, maestri, professori e professoresse, che con anima e impegno, affrontano questo duro compito ogni giorno e che purtroppo, a volte non vengono apprezzate/i come dovrebbero.
[…] La porta è spalancata, dentro un gran chiasso. Ma quando [l’insegnante] entra, per un istante, magari per un piccolissimo istante, tutto si ferma: decine di occhi curiosi, vitali, bizzarri, si fermano su di lei. E i suoi, in un unico sguardo, su di loro. […] In quell’istante non inizia semplicemente un anno scolastico, con tutta la fatica e anche la prevedibilità della sua routine. Inizia un’avventura. La scuola è un’avventura in cui un adulto accompagna nel cammino della conoscenza e della coscienza chi sarà adulto domani. […] E forse la prima cosa di cui la scuola ha bisogno, più di tutte le più belle riforme che si possono architettare, è proprio questo sguardo diverso. Lo sguardo di quel primo minuto della prima ora.
A volte pensiamo che questa scuola “profonda” sia relativa solo all’esperienza di alcuni grandi che hanno protratto la verità di quel primo sguardo nella pratica delle giornate, delle settimane, dei mesi. Riguardi cioè la caparbietà di un don Milani tra i suoi ragazzi di Barbiana; o la passione travolgente di un don Giussani che sale i gradini del liceo Berchet di Milano; o la pratica umile e sapiente di un maestro per antonomasia come il maestro Lodi. In realtà loro non hanno fatto una scuola speciale: semplicemente hanno colto cosa sia, nella sua sostanza, la scuola.
G. Frangi, Vita 14 settembre 2007
(a cura di Paola Carradori)
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