Inceneritore: morire a 12 anni, una triste storia per riflettere

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Spesso si sente parlare dei pericoli alla salute, derivanti dalle sostanze emesse dagli inceneritori e spesso qualcuno è incredulo e persino scettico su tanta pubblicità negativa a tali processi di smaltimento dei rifiuti. Ci sono purtroppo delle realtà che confermano questi timori ed anche se crudeli devono essere considerate affinchè queste morti non accadano ancora.
Massimiliano è deceduto a 12 anni per una rara forma tumorale, un rabdomiosarcoma cresciuto fra la vescica e la prostata. La dottoressa Antonietta Gatti aveva analizzato i campioni bioptici del bambino e aveva trovato metalli anche in forma molto sottile dette nanoparticelle. La cosa più sconvolgente è l’aver trovato nanoparticelle di Tungsteno e/o carburo di Tungsteno. E ci si chiede come sia possibile l’ingresso di queste polveri nel corpo di un bambino. Non è un metalmeccanico che lavora in fabbrica. L’unica sua colpa è di aver vissuto in una casa costruita fra due inceneritori: uno di rifiuti urbani ed uno di rifiuti ospedalieri. L’aria, ma pure il cibo dell’orto, non sono dei migliori da quelle parti. Negli studi condotti dalla dottoressa Gatti aveva già indotto nei topi lo stesso tipo di cancro semplicemente impiantando nei loro muscoli le nanoparticelle. Tutti quelli che avevano ricevuto le nanoparticelle metalliche si erano ammalati di rabdomiosarcoma. Quindi la correlazione fra un inquinamento ambientale molto particolare e la stessa patologia pare dimostrata.
Il video che propongo è il racconto della giovane mamma di Massimiliano del 5 maggio trasmessa su LA7, quando ancora esisteva una speranza per lui. Un video che dovete vedere ed ascoltare per riflettere, per capire i pericoli ai quali i nostri figli potrebbero andare incontro. Al di sopra di ogni considerazione, politica e sociale, al di sopra di ogni interesse o preclusione, al di sopra di tanti discorsi. Questa è la realtà !

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2 Risposte to “Inceneritore: morire a 12 anni, una triste storia per riflettere”

  1. campibisenzio Says:

    FORLI’ 24 luglio 2009 – Sarà il sostituto procuratore della Repubblica di Forlì, Filippo Santangelo, titolare dell’inchiesta sugli inceneritori di Hera e Mengozzi, a decidere se procedere anche con l’accusa di omicidio colposo in seguito alla morte del bambino di 11 anni stroncato da una rara malattia, la “Rabdomia Sarcoma”. La patologia, un tumore ai tessuti molli, gli era stata diagnosticata nel 2006. Per alcuni esperti, la malattia potrebbe esser imputabile a sostante inquinanti in aria.
    Quindi anche alle emissioni negli inceneritori. La vicenda del bimbo era finita in tribunale, con il pm Santangelo che aveva aperto un’inchiesta per abuso d’ufficio, falso ideologico e getto pericoloso nei confronti dei titolari dei due impianti. Gli indagati sono il responsabile della divisione ambiente Romagna per il gruppo Hera, il 55enne Claudio Dradi, ed il responsabile dell’inceneritore di rifiuti ospedalieri, Enzo Mengozzi.
    In aula si sono scontrati i feriti nominati dal giudice per le indagini preliminari Michele Leoni e quelli delle strutture. A tutelare la famiglia l’avvocato Roberto Roccari. Tra le parti lese anche le associazioni come la sezione forlivese del Wwf ed il “Clan Destino”. Secondo Hera non c’è alcuna irregolarità in quanto gli impianti – costruiti secondo le migliori tecnologie internazionali – rispettano i parametri previsti dalla legge. Al momento sono state svolte tre udienze. La prossima è fissata per il 19 settembre.

  2. Gli Uccellacci di Focognano. Says:

    E’ molto triste, è inconcepibile che un bambino abbia dovuto soffrire e morire per le scelte scellerate delle amministrazioni pubbliche.

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