I Detti “Campigiani”
Una simpatica raccolta di “Detti” e “Modi di Dire Campigiani”, talvolta solo per “prendere in giro” parenti e familiari, raccolti da Fabio Peruzzi :
O Gino bisogna tu mi faccia un piacere…prestami un milione. Pécchia…sai e dicano a Campi. (abbreviazione di: per chiavarti, ma pronunciato rigorosamente in campigiano…purtroppo come sapete non si può scrivere la pronuncia esatta) |
Chi tu dici Franco?…davvero…gli’è nào e sputào i’ su fratello. (modo di dire: ha un’ incredibile somiglianza al fratello) |
Ciao come vàa…? Sta zitto e son’ tutto in un monte…o icché t’ha fatto? E m’è venùo un dòlo alla spìna…gli stò come le bestie. (dolo: un dolore, spina: sta per schiena, avere un dolore alla schiena) |
‘Un lo tenere in gabbia l’uccellino, poerìno o dagli lànda. (lascialo libero). |
O barrìsta i’ caffe dammelo in chìcchera. ( è una tazza ) |
Ohi ohi….gli’ho i’ corpo sciòrto. ( quando una persona a la diarrea) |
In questa casa ‘un si tròa ma’ nulla…Maria in do’ le sono le ciantèlle. (ciabatte). |
Gli’ho arroesciào i’ bicchiere di vino sulla tovaglia…bada che lavoro…O mettici i’ tovagliolo sopra….e lo sùzza subito. (lo succhia, lo prosciuga) |
Nini, non uscire scalzo in buccia tu ti pigli un malanno.(senza i calzini e le scarpe, dunque a piedi nudi) |
O icché gl’ ha qui’ bischero…e sembra tu gli’ abbia da rifàre un tanto.(come se ti avesse fatto un prestito…non reso) |
In do’ tu vai? E vo a fare una peàta. (peàta; una boccata…una fumata…una volta con una sigaretta ci fumavamo tutti gli amici e dovevamo fare non più di una peàta per volta…..addirittura arrivati alla “cicca” ci infilavamo un ago per poterla tenere fra le dita senza bruciarsi e fumarla fino alla fine) |
O nonno, ocché sorti fòri in zucca?. (zucca: metafora per testa; interrogativa per intimare l’uso del cappello) |
T ‘ha preso un tiro di nulla…codesto gli è culo…O bischero quale culo…un c’è mia cincirinèlla qui. (etimologia e significato incerti, comunque persona maldestra…forse, il campigiano più scarso nel gioco?) |
O ma in do’ tu vai, t’ha belle sbagliào strada du’ òrte…ma che vai a’quasto.(andare a caso…indovinare) |
Mi fa un freddo!!! E si éde vai….t’hai un naso bùcchero di nulla. (un colore tra il rosso e il violaceo; bucchero: (italiano) è un tipo di terra odorosa di colore nero o rossastro con cui sono fatti molti vasi etruschi, poi per metonimia il termine è passato ad indicare i vasi etruschi fatti con questa particolare terra) |
O…te per dar noia alla gente tu sei il marciocàso. ( etimologia sconosciuta, modo di dire : sei un rompicoglioni) |
Sabato e vogliano andare a mangià fòra….e c’è anche quella coppia nòva d’amici…no…no…io ‘un vengo…perché ‘un mi garba far raccàgna con quella gente. (metafora per dire che non gli piace stare in compania…con quelle persone; raccagna: etimologia sconosciuta) |
Ti c’è volùo un sacco di tempo a fa’ codesto lavoro,tu sei un piaccicòne di nulla. (persona oltremodo lenta e impacciata, deriva da piaccichiccio, fanghiglia, melma). |
Le dicevano le mamme a quel tempo, a noi bambini: nini, prima d’uscire sdrògati e mùtati. ( lavati, e cambiati i vestiti) |
Amelia, ittù figliolo che l’ha trovào il lavoro? No nini, gl’è sempre a vedere. (rende bene l’idea…è disoccupato!!!) |
Figliolo, se tu vo’ fare qualcosa di bòno…mettiti di buzzo. (mettersi d’impegno) |
Gli’era meglio se t’eri stào zitto!!! T’ha fatto una figura cacìna di nulla. (una pessima figura di fronte a tutti) |
Tu sei proprio un rinfratìco e doddo. ( persona incapace di fare molte cose; rinfratìco etimologia sconosciuta; doddo:derivazione dal portoghese dodo, semplicione) |
Tu sei un retròpico. (molto lento nei movimenti e nei pensieri; etimologia sconosciuta) |
Prima ti si pigli l’abbiòcco dimmelo e la chuido io la macchina.(venire la sonnolenza) |
Non lo mangio questo pane, gliè ammozzerellìo. Si diceva anche…vìnco.(raffermo) |
O come tu cammini piecciòcci? (dondolandosi quasi in punta di piedi) |
Tu sei proprio un catòrcio. (persona che si ammala spesso, ma di cose leggere) |
E s’è fatto tardi: s’aaddi’danda’. (tutti si alzarono e andarono via; (forma agglutinata di) che si dice di andare) |
Questa volta me la sono sgabellàta. (mi è andata bene, pericolo scampato; sgabellare: (italiano) sdaziare, liberarsi di qualcosa o qualcuno di noioso) |
Quella lite l’ha fatto proprio uno spagliolìo. (fuggi fuggi generale; derivato da spagliare (italiano) acque che straripate si spandono per la pianura) |
In do’ l’è tomà, l’è a laa’ là. (dov’è la tua mamma? E’a lavare laggiù) |
Allora icché tu fai,che vieni via anche te, o tu ffa’ leìste. (tu fai finta, ma rimani li, etimologia sconosciuta) |
Che vieni a mangiare da me, domandasséra? (domani sera) |
Icché tu mi dici, o se c’èro diànzi, costì. ( poco fa, in quel posto) |
Ocché si stà sempre a sedere, moémoci un po’. (moviamoci, forma sincopata) |
Lo ‘edi e ti ‘ene le cascàggine…o vai a letto!!! (quando ti addormenti su una sedia….. e il capo piano…piano..ti viene in avanti,e lì bisogna svegliarsi in tempo sennò… |
Quello gli’ è uno stroncùccio. (dicasi di persona malandata) |
Mettila precisa la pasta,sennò mi tocca mangiarla tutta a me. (altrimenti,devo) |
Insomma, fra nìnnoli e nànnole…s’è fatto mezzanotte!!! (fra una chiacchiera e l’altra; ninnoli (italiano) gingilli) |
Codesto coso mettilo nel burigliòlo. (barattolo, etimologia sconosciuta) |
Davanti ad un bivio:che’ssià di li, o sià ddilà. (andiamo da quella parte, o dall’altra) |
A proposito di te…dice Lido, ma che te ne ricordi…quànde..s’andéa a i’ Cìne (Cinema) a i’ Lèllo (Cinema Teatro Dante) co’ i’ panino con la mortadella in tasca ? E me ne ricordo si…dall’apertura, all’ora di cena…E gli urli…all’arrivo dei nostri….che ogni volta si riedéa il film…e s’urlàa sempre più forte? Ma te untùnti ricordi quànde a ( chièppéssémicaramèlle) gli si chiedèa 20 lire di ghiéppe. Davvero…qualche volta…e ci dàa drèo e s’è fatto anche la fuga.!!!(chièppéssémicaramèlle; chi è per semi e caramelle) |
Se ti piglio ti fò la masa. (ti fò la festa, ti picchio) |
Eravamo sul molo di Viareggio, dihee’cardi. (…di quei caldi) |
Gaspare,che se’ sempre fidanzato fòra? Si, ma sabato e vo’ a fare entratùra. (fare entratùra modo di dire: andare in casa a conoscere i genitori di lei) |
Ocché mi riarrò? (…che mi riavrò? (dallo spavento) |
Bene te…tu ti se’ sposato e t’ha fatto i’ rientrìno he? (il rientrìno: lo sposo che và a stare nella casa dei suoceri) |
Dammi una fetta di ghirighìo . (così viene chiamato il castagnaccio; etimologia sconosciuta) |
E vo’ io a sturagli gl’orecchi, unnò mia i cilinguàgnolo. (timore di dire le cose; etimologia sconosciuta) |
Che l’ha’ visto, se ce l’ho fatta… eddìe badalì t’ha fatto le braùle. ( vantarsi di cose, di poco valore, di poca importanza) |
Mamma, Mario e m’ha tirào un pìlloro ne’ capo. (Un grosso sasso; pillorata (italiano) una sassata) |
Se ‘un avessi un po’ di refressiòne lo berrei tutto questo vino, da come gli’è bòno. (riflettere, prendere coscienza di quello che si fa) |
Gli’è pochino questo dolce, fa’ ammiccìno.e si dee’ mangia’ tutti. (miccino: (italiano) piccola quantità; metafora per dire mangiane poco) |
Cincìschia,cincìschia, e voglio vedere quando tu lo finisci il lavoro. (menare per le lunghe, perdere tempo, gingillarsi) |
Codesta storia che la ‘un venga a saperlo la gente, sennò la si mette la bocca a gli orecchi. (sganasciarsi dal ridere, ma anche con derisione) |
Voglio dire la verità, questo film ‘un mi disgàrba. (…non mi dispiace, piacere un po’…) |
Vai…vai…l’è una pasta di figliola, tu puoi andar sicuro. (dolce,buona) |
Quello mi sembra uno, assodào su’ i’ sasso. (…assodato sui sassi: metafora per indicare un tipo tosto) |
Guarda quello lì…come barùlla sembra briào. (barcolla , ubriaco) |
Quella figliola l’è proprio appannatòtta. (grassottella; appannato (italiano) grande, grosso) |
‘Untùnti dovèi apparentàre con quella famiglia e le ‘un sòn gente per bene. (sposare una donna o un uomo di pessima famiglia) |
E te lo dico io,e tu sei stào un bòcco. (un pollo, grullo) |
Bella cirinbràccola sì, e l’è quella figliola lì. ( una poco di buono; etimologia sconosciuta) |
O se tu facessi un po’ di pattòna pe’ cena? (era la polenta) |
O icché ti ci ‘ole le bìnde pe’ mòiti . (muoviti, fai veloce….forse si riferivano all’àrgano,o alla binda (italiano) macchina per sollevare i pesi a piccola altezza) |
Stramùtati di costì, lo ‘edi ‘un ci passo . (alzati , spostati, o cambia di posto) |
Fai attenzione con la bicicletta, si, si, e vo’ dalla manrìtta. (mandritta: (italiano) la mano destra, il lato destro) |
Sta’ attento, non gl’ imprestare i soldi a lui, perché gli’è un bìndolo.(più di tirchio e avaro; soprattutto uno che non restituisce mai i soldi avuti a prestito) |
Rientra in casa,unnì sta’ fòra co’ i’ sole a pìcco. ( fuori , nelle ore quando il sole è perpendicolare alla terra e dunque i suoi raggi sono più forti) |
Bada quello lì come e gli’è…e sembra…i’ tùtti. Oppure veniva detto e pai’ pinco.(un esagerato, spaccone, montato) |
Come l’è l’acqua? E l’è marmàta boia vacca. (ghiacciata, fredda come il marmo) |
E sono stràcco morto,mi pà’millànni d’andare a letto. (non vedo l’ora di….) |
Sta’ attento a’ttraversà la strada, sennò e t’arròtano. (ti passano sopra con la macchina ) |
Brava e te riuscito via…certo ‘un son’ mia una gèngia. (un incapace) |
Il tu maglione gli’è uguale a i mio? Sie…e ciarèbbe a correre. (metafora per far capire la diversità: correre è usato nell’accezione differenziale; ci corre significa che ci passa differenza fra due cose) |
O quarda lì,’un ci riesce più di vincere una mano di briscola, che vo’ scommettere e c’ hanno dào i’ mardòcchio !!! ( iattura, malocchio …a proposito mi ricordo, quando s’èra ragazzi e si giocava a bòcco a quello che tirava…gli si dicèa…bìfa malìa schìfa, malia: (italiano) maleficio incantasimo; schifa: cattiva) |
Maremma maiala e ti casca ‘gni cosa di mano,sta’ attento. ‘Un n’ho mica fatto apposta, la m’è sguittìa di mano . (scivolata dalla mano; sguittire: derivato da squittire, nell’accezione di sguizzare, guizzare via, sgusciare) |
Sta’ attento a tocca’ codesti fili, tu pigli la scòssa. (prendere la corrente elettrica) |
Quanta roba tu metti su i’ barroccio, e ti da bàrta ‘gnicosa. ( venire giù, ti casca) |
Icchè tu gli fai, i gèstri.? (fare le coccole; gestro: (popolare toscano) atto lezioso, smorfioso) |
‘Un ti spenzolàre nini….e ti pesa più i capo de’ culo tu caschi di sotto. ( non ti sporgere troppo) |
Porca…mi son’ bucato un dito co’ una marrùca e ora mi sorte i’ sangue. (le spine delle more, dei rovi; marrucca: (italiano) arbusto spinoso) |
Sta’ attento a camminare a gambe ignude e c’è la prùzzica costì. ( l’ortica) |
Icché tu va fòri vestio in codesto modo, o grullo…e ti fanno l’abbaiòne. ( una metafora per dire che la gente ti deride, ti prende in giro; l’abbaione: sembra ancora di vederli tutti quanti a sghignazzare e a sbellicarsi dalle risate quando vedevano un tipo ridicolo, oltremodo buffo) |
O Spartaco dammi un pollo…abbi pazienza gl’ho cambiào idea…fammi un piacere: ne’ piedi del pollo mi daresti una bistecca. (modo di dire, cambiami la merce) |
Ora che t’ho invitào a cena, ‘un ti riguardàre, mangia mi raccomando. ( non avere riguardi, non ti fare scrupoli) |
No, te ‘un tu n’hai a di’ nulla, t’ha a sta zitto come un mucìno, capito. ( metafora per dire di tacere; etimologia sconosciuta) |
Scappa scappa, la gli dicéa la su mamma, tanto e te le do…fa conto daèlle ‘n banca. (metafora per dire che prima poi lo picchierà e con gli interessi…) |
Gli’è le nove, che la presa la pillorìna? ( pastiglia; pillora (italiano) pillola) |
O Gino come va? Sta zitto…me entrào una sguérza in un dito,la mi fa un male boia. (frammento di legno aguzzo, una scheggia) |
E c’ho la gengìa infiammata, un posso mangia’ nulla. (arrossamento delle gengive) |
E mi pare difficile codesto lavoro. Sie difficile…a enne da fare di ‘esti. (ce ne vorrebbero molti così) |
A me mi pare dimòrto brutto codesto coso. La unnè mia la bellùria che conta, l’è ma…la robustezza.( la bellezza non è importante quanto la robustezza) |
Ora se untùnti cheti, e ti tiro un pacchìna. (una manata, una pacca sulla testa) |
Che l’ha visto come l’eran bone le paste asciutte, l’hanno fatto i’ fumo. ( metafora per dire che sono state finite in un attimo) |
Guarda che naso sudicio tu c’hai, vien quà stromba i’ naso. (soffia il naso) |
E bisogna cambialle quest’ambrogétte, lo ‘edi, le son’ tutte sbocconcellàe. (ambrogétte: piastrelle per pareti, con angoli rotti) |
Mangia, Mangia….guarda che buzzo tu ti ritròi costì.. (pancia) |
Guarda come gli’è diventào rosso dalla rabbia…tu se’ proprio un rabìno. (rabbioso; etimologia sconosciuta) |
31 ottobre 2009 alle 21:39
[…] manifestazioni artistiche alle quali ha partecipato, nonchè autore della sezione “Detti Campigiani” tratti dal suo libro “Ghirighìo, migliacci e pattona”, ha nuovamente dimostrato […]